Il punto cardine della pietà antica valdese sembra essere il colloquio che il fedele ha col suo "maestro", nel corso delle sue visite, o almeno una volta all'anno. Ha luogo in forma appartata nel giardino, nell'angolo della cantina, può assumere la forma di un colloquio pastorale ma è in genere una vera confessione di peccato, nella certezza che il magister ha potere di perdonare, cioè di "legare e sciogliere" come dice la Bibbia.
Al termine della confessione compiuta in ginocchio egli impone le mani sul capo al penitente e gli assegna una penitenza: digiunare alcuni giorni, recitare un numero di pater: fondamentale è il fatto però che l'assoluzione non avvenga con la formula usata dal prete: ego te assolvo...ma con un annunzio di perdono:
Nostro Padre che ha perdonato Zaccheo, Maria Maddalena e Paolo, che sciolse Pietro dalle catene e Maria e gli altri penitenti, ti perdoni i tuoi peccati. Il Signore ti benedica e ti guardi, volga il suo sguardo su di te e abbia pietà di te. e la pace di Dio che sopravvanza ogni intelligenza custodisca il tuo cuore e il tuo spirito in Gesù Cristo. Ti benedica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
La recitazione del Padre nostro con tanta frequenza, come litania o penitenza è espressione della religiosità medievale, il fatto sorprendente è però che gli antichi valdesi si attenevano rigorosamente al Padre nostro rifiutando in modo categorico l'ave Maria.
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